Aperto ufficialmente nel 1977 nell’area industriale del downtown di Chicago da Robert Williams, promoter di New York, il Warehouse nasce con l’intento di essere tra le novità in città durante il momento di massimo splendore della disco music, e di poter essere riconosciuto come uno tra i migliori club pur avendo New York come grande scoglio da superare essendo attualmente la capitale mondiale del genere dance, grazie a locali come il The Gallery di Nicky Siano e il The Loft di David Mancuso, rispettivamente i top per il clubbing più “mainstream” e “underground”.
Per arrivare dritti e veloci a questo obiettivo venne contattato uno dei dj emergenti più celebri nella Grande Mela: Larry Levan, che però declinò l’invito per due motivazioni, la poca volontà di cambiare città vista la sua rapida ascesa a New York e l’imminente apertura del Paradise Garage che gli avrebbe dato qualunque tipo di libertà stilistica e di gestione.
Larry però fece un nome alternativo, per non declinare senza offrire qualcosa in cambio. Il suo miglior amico, Frankie Knuckles era attualmente libero da impegni fissi nei locali e poteva dare lo stesso contributo musicale avendo avuto lo stesso mentore (Nicky Siano) e suonando spesso insieme e ascoltando la stessa musica.
Quando iniziò la residency di Frankie Knuckles al Warehouse i generi suonati erano soprattutto provenienti dal funk primordiale del Philly Sound (ovvero la musica dell’omonima etichetta musicale oltre agli altri artisti che provenivano da Philadelphia), il P-Funk dei Parliament-Funkadelic di George Clinton, R&B e qualcosa di latino.
Il Warehouse nasceva con l’aspirazione di diventare il The Loft di Chicago puntando sull’ingresso nel locale attraverso un sistema di membership su invito e su un impianto acustico di prim’ordine (fu realizzato da Alex Rosner, il numero uno tra gli ingenieri del suono per i club di New York).
L’origine del nome House Music
Nel periodo tra il 1980 e il 1981 Frankie Knuckles era in auto con un amico quando all’improvviso vide un insegna al di fuori di un bar che recitava “Qui si suona House Music”. Incuriosito chiese che stile di musica fosse, e l’amico gli rispose “è la musica che suoni tu, tutte le settimane al Warehouse”.
Da lì inizia la storia del genere che inizialmente non era riferito al sound che ora cataloghiamo con quel nome (i beat elettronici e pulsanti del genere arriveranno solo nel 1984, quando il club sarà ormai chiuso), ma più all’insieme di brani disco, funk, del philly sound, la prima italo disco, rock, soul, ritmi latini ed elettronica, che venivano selezionati e manipolati per avere più incidenza sulla pista da ballo (attraverso l’utilizzo di parti strumentali o con cantato ripetuto in loop) e sulla scelta di un onda sonora capace di portare il pubblico da uno stato di estasi grazie a brani dai battiti e bassi potenti, a farsi trasportare da canzoni con testi colmi di significato. Non era più l’ondata della disco music con il beat incessante a farla da padrona al Warehouse ma era l’insieme di tanti generi a rendere la sua colonna sonora unica e ricercatissima tra i dj della città e coloro che volevano acquistare i propri pezzi preferiti.
Un esempio perfetto del sound del Warehouse arriva da questo dj set del 1981, dove si può ascoltare proprio quello che la varietà e la sperimentazione di Knuckles avevano di speciale. Apre con l’elettronica “proto-new wave” degli Skatt Bros, passando per classiconi del Philadelphia Sound colmi di archi e armonie, groove latini, rallentando con una ballata soul che termina con una nuova iniezione di beat potenti dal taglio funk, chiudendo con l’elettronica alternativa dei Kraftwerk.
Frankie Knuckles @ Warehouse (Chicago) 28-8-1981
Il genere House dà il suo nome proprio al The Warehouse di Chicago, a causa dell’abbreviazione “house” scritta sui contenitori di vinili in vendita nei negozi di dischi della città, etichettati così per indirizzare le sempre più numerose persone che accorrevano per chiedere “la musica del warehouse”. Chiedi una volta, chiedi due volte, chiedi decine e decine di volte e alla fine i dischi che venivano suonati nel club sono stati etichettati come ‘House Music, abbreviando il nome proprio come facevano i frequentatori più assidui del club che amavano chiamarlo “casa” piuttosto che “magazzino” (House anzichè Warehouse) perchè era quello che sentivano quando si trovavano al suo interno.
Nel 1983 Frankie Knuckles decide di abbandonare il locale, a causa dei sempre più frequenti episodi di violenza e rapine all’interno e all’esterno del locale, che aveva smesso l’uso degli ingressi per soli membri, e dopo soli due anni lasciava libero accesso ad una clientela non più underground e spinta dal solo desiderio di ballare.
Con l’abbandono del simbolo del club e del genere suonato la discoteca chiuse poco dopo sempre nello stesso anno.
Curiosità sul club
Il club non aveva insegne al di fuori e si mischiava in maniera anonima con il resto degli edifici dell’area limitrofe. Se non sapevi che all’interno era presente uno dei luoghi più magici per andare a ballare avresti pensato che fosse uno strano ufficio chiuso durante le ore di lavoro in settimana.
Era di notte che i segnali dell’esistenza del Warehouse si facevano più intensi. Durante i weekend , a notte fonda, si poteva sentire il lieve rimbombo in lontananza dalla strada del potentissimo soundsystem, che si faceva sempre meno ovattato man mano che si arrivava nei pressi del club.
Il locale non era grande, poteva teoricamente contenere circa 200 persone al suo interno, con un impianto audio sovradimensionato per la capienza massima. 3-4 Sub da quasi due metri di altezza per colpire in ogni parte del corpo quando i ritmi si facevano più percussivi e veloci.
Attualmente attivo: CHIUSO DEFINITIVAMENTE (1983)